Oh baldi giovani, oggi vi porto la mia recensione de Il Totem del Lupo, libro
da cui è stato tratto il film L’ultimo Lupo.
Prima di iniziare vi segnalo solo che le recentissime
edizioni, per sfruttare il probabile successo della pellicola, sono state
intitolate col nome del film e non con quello originale. Sappiate comunque che
stiamo parlando dello stesso testo.
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Introduzione
Amate gli animali, e in particolare i cani?
Provate ammirazione verso la fierezza che mostrano creature selvagge come i lupi?
Benissimo, ragazzi! Allora Il Totem del Lupo è proprio il libro che fa per voi, e ora vi spiego il perché.
Il Totem del Lupo è un testo di oltre seicento pagine, ed è a metà fra un romanzo e un saggio (sia antropologico che naturalistico).
Vede come protagonista il giovane studente Chen Zhen (si pronuncia “Chen Jen”) che, negli anni Sessanta del secolo scorso, viene mandato coercitivamente dal Governo Cinese in Mongolia Interna, per stare a contatto con le popolazioni rurali del posto, affinché faccia suo “lo spirito pratico che tanto era manchevole negli intellettuali cinesi” (secondo Mao).
Qui entrerà in contatto con la cultura mongola; una cultura secolare,
mistica e che mostra grande riverenza verso la figura del lupo, un animale
visto non solo come un esempio da seguire ma anche proprio come una vera e
propria divinità.
Affascinato da questo animale, che prima considerava
totalmente malevolo, deciderà di allevare un cucciolo di lupo, e ciò sarà per
lui una esperienza da cui ne uscirà profondamente cambiato alla fine della
vicenda.
Analisi del libro
Prima dicevo che il testo è in parte un saggio, e ora vi spiego come mai.
Prima dicevo che il testo è in parte un saggio, e ora vi spiego come mai.
Le vicende di Chen Zhen sono infatti colme di trattazioni e
spiegazioni circa gli usi e costumi mongoli, e ovviamente è ricchissimo anche di
tantissime credenze legate alla figura del lupo. Quest’anima saggistica è, a
mio avviso, la caratteristica più importante e interessante di questo romanzo,
che non risulta mai noioso o prolisso.
Inoltre, fra le righe è possibile leggere una palese critica
alla società cinese, definita, secondo una metafora, una società di pecore
ammaestrate e in totale contrapposizione a quelle società del loro passato che
possedevano più “lupicità” di oggi.
Per Jiang Rong infatti, l’autore del libro, ai cinesi manca
fierezza, decisione e indole combattiva; e gli manca anche il buon senso, visto
che lo scrittore ha voluto scoccare loro qualche frecciatina anche sul tema
della desertificazione legato allo sfruttamento eccessivo dei terreni.
Dulcis in fundo
Dulcis in fundo
Il Totem del Lupo è un trattato romanzato di una cultura,
quella cinese, molto lontana geograficamente ma con cui abbiamo sempre più a
che fare. La sua lettura può rappresentare un ottimo primo approccio per chi è
digiuno di cultura sinica e soddisfare la fame di curiosità di chi è invece
cultore dell’Oriente in generale.
In aggiunta è un libro da cui il lettore,
analogamente al protagonista del racconto, può trarre degli insegnamenti
inaspettati da un animale di una potenza e una intelligenza decisamente
sottovalutata da sempre, tanto in Occidente quanto in Cina.
Il Totem del Lupo è uno dei testi che occupa, bello in mostra, una delle prime posizioni nella mia libreria e quindi non posso che consigliarlo a tutti.
Per maggiori approfondimenti circa Il Totem del Lupo, vi consiglio la lettura di questo esauriente articolo, scritto dalle traduttrici italiane:
http://www.tuttocina.it/fdo/totemlupo.htm#.VRBbT_yG9qI
Per chiudere l’articolo, vi lascio qui di seguito il trailer alla recente trasposizione cinematografica, chiamata L’ultimo Lupo.
Ovviamente, appena uscirà, io sarò in prima fila, e spero che lo sarete anche voi con me.