sabato 4 aprile 2015

Recensione Ernest e Célestine

È stata una sorpresa. Anzi, è stata una piacevole sorpresa!
Questo film d'animazione francese, come non mi capitava da tempo per un prodotto del genere, è stato capace di tenermi incollato con vivo interesse allo schermo dal primo secondo sino alla sua conclusione. 

Il mio pensiero una volta conclusa la visione è stato: « Devo assolutamente consigliarlo al mondo intero! », e di fatti ora sono qui a parlarvene.



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Ernest e Célestine è uscito, alquanto in sordina (ahimè), in Italia nel 2012. È l'adattamento, sotto forma di lungometraggio, di una serie di storie illustrate omonime di Gabrielle Vincent, pubblicate per il mercato franco-belga. 

La storia ruota sul rapporto fra la dolce (anzi dolcissima) topolina Célestine e il simpatico orso Ernest, che si incontrano per caso in una situazione alquanto atipica. Atipica quanto il fatto che un orso e una topolina possano diventare addirittura amici, un vero e proprio tabù nel mondo in cui vivono, che ricalca la Francia di un imprecisato decennio del secolo scorso.


La pellicola è una vera e propria favola, e riesce splendidamente a lanciare in maniera molto efficace degli ottimi insegnamenti morali non solo per i più piccini, ma anche agli adulti.

Si affrontano infatti tematiche sia positive come la conoscenza reciproca, l'amicizia, l'amore e la solidarietà e sia tematiche negative come il commercio cinico, l'indottrinamento inculcato sin da bambini e l'indifferenza delle persone.

Ma due su tutte sono quelle che, a mio avviso, sono le più importanti e fanno risplendere questa perla dell'animazione: il tema dell'abbattimento dei pregiudizi imposti dalla società e il perseguimento dei propri sogni e delle proprie attitudini.

Al di là dei contenuti, il film è una gioa sia da vedere che da sentire: le animazioni sono state fatte tradizionalmente, come tanto piacciono a me, e la grafica generale simula un gradevolissimo effetto acquerello; anche la colonna sonora è di ottimo livello, così come lo è il doppiaggio italiano, che vede come voci protagoniste nientedimeno che Alba Rohrwacher e Claudio Bisio.

Dulcis in fundo, non posso che concludere consigliare la visione del film a tutti, nessuno escluso.

Secondo me è infatti una vera e propria perla dell'animazione, da custodire non soltanto come un tesoro nella propria videoteca, ma anche da far assolutamente vedere ai più piccoli, a cui non viene più data a mio avviso la dose necessaria di gentilezza e dolcezza che dimostrano invece Ernest e Célestine. Insomma, secondo me, questa coppia è davvero un ottimo esempio per le generazioni a venire (e non solo).




venerdì 27 marzo 2015

Recensione L’ultimo lupo - Il Totem Del Lupo

Oh baldi giovani, oggi vi porto la mia recensione de Il Totem del Lupo, libro da cui è stato tratto il film L’ultimo Lupo.
Prima di iniziare vi segnalo solo che le recentissime edizioni, per sfruttare il probabile successo della pellicola, sono state intitolate col nome del film e non con quello originale. Sappiate comunque che stiamo parlando dello stesso testo. 


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Introduzione

Amate gli animali, e in particolare i cani?
Provate ammirazione verso la fierezza che mostrano creature selvagge come i lupi?
Benissimo, ragazzi! Allora Il Totem del Lupo è proprio il libro che fa per voi, e ora vi spiego il perché.

Il Totem del Lupo è un testo di oltre seicento pagine, ed è a metà fra un romanzo e un saggio (sia antropologico che naturalistico).

Vede come protagonista il giovane studente Chen Zhen (si pronuncia “Chen Jen”) che, negli anni Sessanta del secolo scorso, viene mandato coercitivamente dal Governo Cinese in Mongolia Interna, per stare a contatto con le popolazioni rurali del posto, affinché faccia suo “lo spirito pratico che tanto era manchevole negli intellettuali cinesi” (secondo Mao).
Qui entrerà in contatto con la cultura mongola; una cultura secolare, mistica e che mostra grande riverenza verso la figura del lupo, un animale visto non solo come un esempio da seguire ma anche proprio come una vera e propria divinità.
Affascinato da questo animale, che prima considerava totalmente malevolo, deciderà di allevare un cucciolo di lupo, e ciò sarà per lui una esperienza da cui ne uscirà profondamente cambiato alla fine della vicenda.

Analisi del libro

Prima dicevo che il testo è in parte un saggio, e ora vi spiego come mai.

Le vicende di Chen Zhen sono infatti colme di trattazioni e spiegazioni circa gli usi e costumi mongoli, e ovviamente è ricchissimo anche di tantissime credenze legate alla figura del lupo. Quest’anima saggistica è, a mio avviso, la caratteristica più importante e interessante di questo romanzo, che non risulta mai noioso o prolisso.

Inoltre, fra le righe è possibile leggere una palese critica alla società cinese, definita, secondo una metafora, una società di pecore ammaestrate e in totale contrapposizione a quelle società del loro passato che possedevano più “lupicità” di oggi.

Per Jiang Rong infatti, l’autore del libro, ai cinesi manca fierezza, decisione e indole combattiva; e gli manca anche il buon senso, visto che lo scrittore ha voluto scoccare loro qualche frecciatina anche sul tema della desertificazione legato allo sfruttamento eccessivo dei terreni.

Dulcis in fundo

Il Totem del Lupo è un trattato romanzato di una cultura, quella cinese, molto lontana geograficamente ma con cui abbiamo sempre più a che fare. La sua lettura può rappresentare un ottimo primo approccio per chi è digiuno di cultura sinica e soddisfare la fame di curiosità di chi è invece cultore dell’Oriente in generale. 

In aggiunta è un libro da cui il lettore, analogamente al protagonista del racconto, può trarre degli insegnamenti inaspettati da un animale di una potenza e una intelligenza decisamente sottovalutata da sempre, tanto in Occidente quanto in Cina.

Il Totem del Lupo è uno dei testi che occupa, bello in mostra, una delle prime posizioni nella mia libreria e quindi non posso che consigliarlo a tutti.

Per maggiori approfondimenti circa Il Totem del Lupo, vi consiglio la lettura di questo esauriente articolo, scritto dalle traduttrici italiane:
http://www.tuttocina.it/fdo/totemlupo.htm#.VRBbT_yG9qI

Per chiudere l’articolo, vi lascio qui di seguito il trailer alla recente trasposizione cinematografica, chiamata L’ultimo Lupo.
Ovviamente, appena uscirà, io sarò in prima fila, e spero che lo sarete anche voi con me.








martedì 17 febbraio 2015

Katsura Akira - Recensione fumetto

Katsura Akira - Copertina originale

Cosa succede quando due grandi artisti collaborano assieme? La risposta è una sola: lo sballo. Nel volume “Katsura Akira” due celebri fumettisti, Akira Toriyama e Masakazu Katsura fondono, proprio come in una fusion dragonballiana, i loro ingegni per creare qualcosa di nuovo e inaspettato. E a mio parere molto divertente, ma andiamo con ordine.


Analisi dell'opera


“Katsura Akira – Masakazu Katsura & Akira Toriyama Short Stories” è un volumetto autoconclusivo, formato tankobon, contentente due brevi storie umoristiche, aventi entrambi protagonisti degli esseri umani che se la devono vedere con degli alieni.

Lei è la cafoncella che vi dicevo...
Nella prima, intitolata Sachie-chan Goo!, una ragazzina alquanto cafoncella verrà reclutata da degli alieni medusiformi a combattere sul loro pianeta una banda di pagliacci criminali.

Nella seconda, Jiya, un poliziotto alieno munito di esoscheletro indaga sulla Terra circa la sparizione di un suo compagno, per poi essere costretto ad affrontare una minaccia che affliggeva il nostro pianeta.

Anche se la seconda storia è leggermente più seria della prima, in realtà sono entrambe molto divertenti, spesso addirittura con velature decisamente demenziali. Si sprecano infatti sia gag in perfetto stile toriyama che quelle un po’ più piccanti, adulte, diciamo così. E a proposito di cose piccanti, qui in questo piccolo gioiellino ci sono diverse tette e culi all’aria da poter ammirare: sì, direi proprio che noi maschietti saremo sicuramente contenti di questa cosa! 



Certo, non ci saranno "meraviglie"
del genere, ma il minimo sindacale
in questo fumetto è stato ampia-
mente raggiunto, fidatevi!
Lasciando un attimo da parte le cose mondane, l’anima di questi due fumetti autoconclusivi è certamente di stampo toriyamesco, ma in realtà alla grafica c’è stato Katsura. Scordatevi il tratto tendente al realismo a cui ci ha sempre abituato il maestro, come in DNA² e Zetman . Qui usa uno stile molto più caricaturale, in Jiya addirittura alla Dragon Ball, dove è facile scambiare i suoi disegni per quelli del suo amico e collega.

Attenzione però: i disegni di Toriyama ci sono eccome. Sparsi per il volumetto ci sono gli studi sui personaggi fatti dal papà di Son Goku & Co insieme a quelli creati dal papà di Video Girl Ai, ed è stato davvero interessante poterli confrontare.



Una tavola di Jiya: qui è praticamente-
te Dragon Ball Z, ma dai!
Alla fine di tutto c’è una bella intervista, i cui i due maestri sono stati chiamati a rispondere alle domande più curiose e disparate.

L’edizione pubblicata da Star Comics si presenta al pubblico molto curata. Il volumetto possiede una sovraccoperta, come in originale, e un buon lettering. L’unica nota dolente, a mio parere ovviamente, è la sostituzione delle onomatopee nostrane con quelle giapponesi.

Katsura Akira è uscito a Novembre 2014, è composto da circa duecento pagine e costa 6 € (vabbe’, 5 e 90 per la precisione…). C’è una scritta che dice che è destinato a un pubblico adulto, ma io vi dico che non è così, ché può essere letto anche da qualsiasi giovincello/a. Certo, a patto che non si scandalizzi per un fellatio che manco si vede.

Detto ciò, vi ho parlato di tutto, senza fare spoiler, di questo fumetto. Quindi ora è il caso di tirare le somme!


E tiriamo 'ste somme, va'!


Katsura Akira è frutto di un gioco, e come tale deve essere preso. Non aspettatevi quindi niente di elaborato o sofisticato, ma se il vostro scopo è farvi due risate, allora questo volumetto farà al caso vostro.

A chi lo consiglio: ai fan dei due maestri o a chi è appassionato di fumetto giapponese in generale.
A chi non lo consiglio: a coloro che non sono fan del fumetto giapponese, e in particolare a chi è tanto puritano da non apprezzare il farsi fare fellatio (scemo lui).
Per concludere, il preludio
alla scena che vi dicevo. XD